Caro diario,
Chi mi segue da anni (ed è veramente poca gente, ormai) saprà che mi piace un sacco fare diari di bordo. Sono occasioni di condividere pensieri e lasciare entrare i lettori nel proprio intimo. Un tempo scrivevo diari di bordo su romanzi letti nel mio lit-blog (From a Book Lover, per i vecchi amici). Sono poi passata alla scrittura pura e semplice, e con lei i miei diari si sono trasformati.
Ultimamente mi è capitato di riflettere a lungo su cosa significhi revisionare un romanzo, e a cosa bisogni fare attenzione. Ho letto tanto, in giro, e ho persino iniziato ad ascoltare podcast sulla scrittura (su Spotify ce ne sono alcuni molto carini che approcciano il tema parlando di tecniche di scrittura!) - da ciò deriva che mi sono fatta una mia idea, ormai, ed è che la revisione sia un processo estremamente soggettivo, perseguibile in più modi.
Riassumerei i vari punti di vista in due prospettive principali (almeno per quanto riguarda i miei generi): revisionare per il mercato e revisionare per se stessi. Le due cose possono andare di pari passo, come possono scontrarsi. Il mercato sembra richiedere determinate cose a un autore (es., la brevità, soprattutto per uno scrittore Fantasy, e la presenza di determinati elementi di trama). Revisionare per se stessi, invece, richiede capire cosa si vuole esprimere, a volte ignorare i trend del mercato e cosa gli altri suggeriscono, e seguire la pancia.
Ci sono alcune cose che accomunano queste due strade. Per esempio, in entrambi i casi la prima versione di un romanzo non sarà mai quella finale (a meno che non siate un genio) e tagliare gli elementi inutili farà sempre e solo bene. Ho capito, revisionando "per davvero" il mio prossimo libro a distanza di due anni dalla fine della stesura, che certe cose sono "expendable" e che mantenere nel romanzo solo ciò che è utile alla trama o al world building (anch'esso in grado d'impattare la storia e i personaggi) sia la cosa migliore. Banalità, forse, ma spesso e volentieri si impara sulla pelle. Io, in particolare, da testa di coccio quale sono imparo meglio sbagliando.
Nonostante ciò, confrontandomi con l'approccio al self ho capito anche altre cose. Ho ricevuto offerte per la pubblicazione di Gradier - Il mondo sospeso (il mio prossimo romanzo), e sarebbe significato sempre qualcosa di diverso per l'idea e la filosofia che ha dato origine alla storia. Credo, a oggi, che il Fantasy a volte debba rischiare di non piacere e di affrontare certe tematiche con i suoi tempi per assicurare un world building credibile, con una certa profondità, e rimanendo legato alla soggettività del suo autore. Specialmente in Italia, dove spesso il numero esiguo di lettori impone a certi generi di omologarsi tra loro, il mondo del self-publishing offre una libertà non indifferente che, chissà, con il tempo potrebbe avere la spinta giusta per cambiare anche il trend, il mercato che tanto mi è caro (lavorando nel Marketing nella "vita vera"). Succederà? Dipenderà dalla capacità degli autori self di portare contenuti di un certo livello, di dimostrare qualcosa di diverso per generi considerati in Italia di nicchia e facilmente sostituibili.
Detto ciò, per oggi il flusso di pensieri termina qui. Avevo promesso più contenuti di questo tipo e ho deciso di condividere più elucubrazioni tra quelle che mi porteranno, poco a poco, al momento della pubblicazione. Misurate sempre tutto in base a chi vi sta parlando: una persona che segue l'editoria da enthusiast, probabilmente senza arte né parte, ma con la passione a dare la carica.
A presto,
Isa
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